03 ottobre 2017

La storia di San Francesco 4 OTTOBRE

Ottocento anni fa... 


Francesco nasce ad Assisi nel 1182 ed è figlio di un ricco mercante di stoffe, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Partecipa nel 1202 alla guerra tra Assisi e Perugia. Tutto cambia nel 1205: mentre è in viaggio verso la Puglia come volontario nelle milizie pontificie, cade gravemente ammalato e resta confinato a Spoleto. Senti una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. L'anno successivo di fronte alla resistenza del padre che non capisce un cambiamento così radicale fa un gesto plateale e si spoglia delle sue vesti davanti al Vescovo restituendole al padre. Inizia il suo cammino verso la santità: vive come un eremita, aiuta i lebbrosi, predica e restaura le chiese di San Damiano, San Pietro e la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. Dopo aver raccolto attorno a sé i primi discepoli, nonostante l'opposizione della Chiesa, fonda un ordine ecclesiastico.



Ben presto attirati dalla sua predicazione, infatti si affiancarono a Francesco, quelli che sarebbero diventati suoi inseparabili compagni nella nuova vita: Bernardo di Quintavalle un ricco mercante, Pietro Cattani dottore in legge, Egidio contadino e poco dopo anche Leone, Rufino, Elia, Ginepro ed altri fino al numero di dodici, proprio come gli Apostoli, formanti una specie di fraternità di chierici e laici, che vivevano alla luce di un semplice proposito di ispirazione evangelica.
È importante ricordare il primo preseppe di Natale, viene fatto da Francesco di Assisi, la notte del 24 dicembre 1223. Francesco fu il primo santo ad avere le stimmate. Gravemente malato scrive la sua opera più commovente:  il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature

(Fonti Francescane)
Tommaso da Celano, primo biografo del Santo, racconta come Francesco, trovandosi a Foligno insieme a frate Elia, ebbe la predizione della sua morte, che sarebbe avvenuta due anni dopo.”Una notte – così il Celano – apparve in sogno a Frate Elia un sacerdote bianco-vestito, di aspetto grave e venerando, che gli disse: “Va, fratello, e avverti Francesco che, essendosi compiuti diciotto anni da quando rinunciò al mondo per seguire Cristo, gli rimangono solo due anni e poi il Signore lo chiamerà a sé nell'altra vita”(Fonti Francescane, 508) .
Sappiamo che gli ultimi due anni di vita di Francesco furono contrassegnati da grandi sofferenze da farlo rassomigliare a Cristo crocifisso. Il 17 settembre del 1224 ricevette le stimmate sul monte della Verna, durante la quaresima in preparazione alla festa di San Michele Arcangelo (29 settembre). Era stato lo stesso Francesco a chiedere di soffrire con questa preghiera:”O Signore mio Gesù Cristo, prima che io muoia ti chiedo la grazia di farmi sentire nell'anima e nel corpo quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nell'ora della tua acerbissima passione”. (FF, 1219) E le sofferenze vennero. Oltre all'impressione delle stimmate, ebbe inizio un fastidioso male agli occhi, tanto grave che si dovette ricorrere ad un’ operazione effettuata da un medico a Rieti. “Con ferri roventi gli furono bruciate le vene, dall'orecchio al sopracciglio, ma non giovò a nulla”. (FF, 1815) Da Rieti Francesco fu portato a Siena, sempre per la cura degli occhi. Ma proprio a Siena “cominciò ad ammalarsi gravemente per tutto il corpo. A seguito di una rottura dei vasi sanguigni dello stomaco, ebbe abbondanti sbocchi di sangue, tanto da far temere imminente la fine” (FF, 502). A tale notizia, frate Elia accorse in fretta e fece trasportare Francesco al conventino delle Celle presso Cortona Ma, dopo pochi giorni dall'arrivo, il male riprese il sopravvento… “gli si gonfiò il ventre, gli si inturgidirono gambe e piedi, e lo stomaco peggiorò talmente che gli riusciva quasi impossibile ritenere qualsiasi cibo” (ivi). Francesco chiese a frate Elia il favore di farlo riportare ad Assisi, ciò che frate Elia eseguì prontamente, anzi ve lo accompagnò di persona.
I cittadini di Assisi, messi a corrente della gravità del male, compresero che quello era l’ultimo ritorno di Francesco nella sua città. Gli mandarono incontro una delegazione con cavalli e cavalieri che lo accompagnò in corteo da Satriano ad Assisi. (cfr. FF, 1609). Frate Elia sistemò Francesco nel palazzo del vescovo di Assisi anziché alla Porziuncola, e ciò per motivi di sicurezza. La Porziuncola, a quei tempi, era in aperta campagna , quindi troppo esposta ad incursioni per rapire il corpo , appena avvenuta la morte. Ma , alla fine, vinse il desiderio del Santo, il quale “pregò i frati di trasportarlo in fretta a Santa Maria della Porziuncola, volendo rendere l’anima a Dio là dove per la prima volta aveva conosciuto la via della verità”.(FF, 507) Francesco, oramai prossimo al trapasso, chiese che venisse avvertita Giacomina dei Settesoli, nobile signora romana, devota al santo, che lo aveva ospitato a Roma. Francesco detta la lettera pregando “ Frate Jacopa” (come egli la chiamava) che si affrettasse a venire, se voleva rivederlo vivo. Ma prima che partisse il messo che doveva recare la lettera, all'improvviso si udì dalla porta un calpestio di cavalli e il rumore di una comitiva. Uno dei confratelli si avvicinò alla porta e si trovò davanti Giacomina che, avvertita in sogno della prossima scomparsa del santo, si era precipitata per rivederlo.

Aveva portato con sé un panno di color cenerino, con cui ricoprire il corpo morente, dei ceri, una sindone per il volto, un cuscino per il capo e dei dolci (i mostaccioli) che il Santo aveva desiderato, e che la nobildonna gli preparava allorché lo aveva ospite a Roma. Giacomina assisterà alla morte e ai funerali del Santo, si farà terziaria francescana, si stabilirà ad Assisi e alla sua morte sarà seppellita accanto alla tomba di san Francesco (cfr. FF, 860). “Quando Francesco sentì che stava per giungere il momento della sua partenza da questa terra, convocati intorno a sé i suoi frati, impartì a ciascuno la benedizione, come un tempo il patriarca Giacobbe benedisse i suoi figli”(FF, 505). Francesco spirò la sera del 3 ottobre 1226. In quel momento uno stormo di allodole si posò sul tetto e a lungo garrì, salutando l’amico che volava al cielo (cfr. FF, 855)
La mattina del 4 ottobre, il suo corpo fu traslato con una solenne processione dalla Porziuncola alla chiesa parrocchiale di S. Giorgio ad Assisi, dove era stato battezzato e dove aveva cominciato nel 1208 la predicazione.

Come si celebra il 4 ottobre

Con l’ avvicinarsi del VII centenario della morte di san Francesco (1926) il Consiglio di presidenza della “Fides Romana” lanciò un appello a tutti gli italiani perché esprimessero la loro unità spirituale attraverso il simbolo di una Lampada votiva che ardesse perennemente presso la tomba di San Francesco.